Io c’ero domenica a toirano per correre la maremontana, gara di 47km sulle montagne liguri.
Io c’ero sabato sera in palestra con il solito sacco a pelo dove si dorme tutti insieme, dove anche i top runner dormono sul pavimento come in molte gare di questo tipo.
Io c’ero sabato sera a mangiare tutti insieme sotto il tendone facendo gia’ i pronostici per la gara dell’indomani.
Io c’ero alla partenza al mattino davanti alla spiaggia di loano dove la temperatura era piacevole una leggera brezza mista a pioggia soffiava dal mare. Io c’ero quando tutte le squadre di atleti erano schierate davanti al gruppo, insieme ai favoriti. Io c’ero in mezzo alla folla pronti per la partenza e molti erano in maglietta o canotta e pantaloncini corti. Io c’ero sulla prima salita dove quasi la temperatura dava fastidio per chi come me era partito coperto. Io c’ero quando dopo il primo ristoro del 12° km il vento la pioggia e il freddo rendevano difficile il prosieguo del corridori e fango e terreno instabile cominciavano a mietere le prime vittime. Io c’ero quando arrivati da un mare di fango, vento e pioggia che via via si trasformava in neve, metteva a dura prova chi soffre il freddo o chi era partito leggero. Io c’ero nei 8 km di neve bagnata con il vento che soffiava forte come aghi sul corpo e ho cominciato a vedere le prime persone in forte crisi. Io c’ero quando poco prima del 2° ristoro un soccorritore cercava di portare a valle una ragazza in ipotermia, ma dove la forte discesa piena di neve alta impediva insieme al vento ed alla pioggia mista a neve l’incedere della stessa. Io c’ero quando arrivato al ristoro sotto una tenda piccola si erano assiepati decine di concorrenti che non riuscivano a proseguire. Io c’ero quando ho chiesto ad uno degli organizzatori se potevo continuare perche’ mi sarei raffreddato e lui mi rispose "vai, ma stai molto attento". Io c’ero quando poco prima del 36° km in una zona con vento fortissimo due volontari portavano di peso un ragazzo che era in stato di shock. Io c’ero quando impressionato da quello che avevo visto ho pianto per un’attimo e mi sono detto devi lottare per arrivare a casa sano e salvo. Io c’ero quando al ristoro del 37,5 km una signora mi ha detto se stavo bene e mi ha dato una borraggia di the caldo e mi ha detto prosegui in gruppo cosi’ vi potete controllare a vicenda. Io c’ero quando sull’ultima discesa ripida e fangosissima ho cominciato a sentire la musica dell’arrivo ed ho pianto. Io c’ero quando ho attraversato toirano per giungere all’arrivo e scoprire che solo pochi erano riusciti a finire la gara.
Questa e’ la mia cronaca della gara che si e’ disputata e che ha avuto un triste epilogo.
(Guido Mancusi)
26/03/2013
Pierfranco Guglielmi (31-03-2013 12:18)
Ciao Guido, leggo ora il tuo racconto dopo aver letto svariati articoli su giornali locali anche on line. Concordo con i commenti di tutti gli altri e mi unisco a loro nel farti i complimenti per come hai affrontato la gara, i rischi, sempre con coscienza. Sono d'accordo anche sul fatto di non aver annullato la gara; bisogna anche tenere conto di tutti i sacrifici a cui va incontro chi organizza una manifestazione simile e dover perdere tutto costa molto non solo in termini economici. Rimane soltanto un pensiero, e va rivolto a chi decide di partire comunque. Oggi come oggi, le previsioni del tempo sono sempre più affidabili, e non ritengo si possano muovere critiche a organizzatori e soccorritori. La responsabilità principale è di chi decide di partecipare comunque. Ho letto un articolo di Mirko Mottin su Action Magazine. Non conosco Mirko, ma mi pare si sia espresso molto chiaramente e in maniera sensata. Ho già corso alcuni trail e mi piace molto andare in montagna. So per esperienza che la montagna va rispettata e non si può pretendere di affrontarla senza l'equipaggiamento adeguato, ed ho imparato già da ragazzino a portare anche zaini più pesanti del necessario. Le tecnologie hanno fatto passi da gigante, e ai nostri giorni abbiamo a disposizione abbigliamento tecnico che da sufficienti garanzie con il minimo peso ed ingombro. L'ultimo appello di Mirko era rivolto anche alle organizzazioni di gare simili e anche più brevi di imporre per regolamento con severi controlli il materiale obbligatorio,(mantellina, k-way, telo termico e vestiti di ricambio asciutti, ecc.). In montagna non si può stare tranquilli neanche quando il tempo è bello, le condizioni variano in continuazione, e i responsabili della nostra sicurezza e di quella degli altri siamo solo noi e non i soccorsi e gli organizzatori. Mi sono trovato due anni fa a correre la "Via dei lupi" da Limone a Chiusa Pesio e Prato nevoso. Il primo giorno, ed eravamo all'inizio di luglio, abbiamo avuto condizioni meteo proibitive. Nebbia fittissima con visibilità 10-20 metri temperature di qualche grado al di sopra dello zero, ma grazie ai severi controlli sull'equipaggiamento e alla decisione degli organizzatori di attuare una modifica del percorso tutto ha funzionato a meraviglia. Avrei dovuto esserci anch'io a correre la Maremontana, ma alcuni gravi problemi familiari me lo hanno impedito. Se ci fossi stato sicuramente sarei partito anch'io, ma decidere di non partire è sempre troppo difficile. Il mio pensiero va, come padre, alla famiglia di Paolo, e ritengo che ogni frase di circostanza sia perfettamente inutile. La vita è comunque una cosa meravigliosa, e la morte fa parte della vita, anche se è duro da accettare. Pier.