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Dopo sei mesi di preparazione finalmente ci siamo, è il giorno dei giorni, quello che ho cercato di immaginare in tutti gli allenamenti svolti fino ad ora. Si corre nella mia città la XV^ edizione della Maratona di Roma … per me la prima …
Entro nelle mia griglia di partenza alle 8.00, dopo aver consumato il solito rito. Lo stesso che ha preceduto le tre “10 km” disputate oltre alla “Mezza” Roma-Ostia. E dunque: massaggi alle gambe con dell’olio canforato, vaselina sulle dita dei piedi e capezzoli per prevenire fastidiosi sfregamenti, cardio-frequenzimetro al torace ed acceso e gps al polso.
L’ora che ci separa dallo start vola tra una chiacchiera e l’altra con  le altre anime che come me stanno patendo la tramontana che soffia in Via dei Fori Imperiali. Finalmente lo sparo, sono le ore 9.00. Partono i top-runners e solo dopo almeno un paio di minuti ed almeno 4.000 persone transito sotto la linea di partenza. La stessa linea corrisponde con quella di arrivo, quindi la saluto e le prometto che farò di tutto per rivederla tra 3h 45min. Questo è il tempo che conto di impiegare per coprire tutto il percorso. O almeno, questo è quanto mi indicano i calcoli applicati agli allenamenti svolti ed alle competizioni fino ad ora affrontate. 
Mi faccio trasportare dai 16.000 eroi che come me hanno deciso di vedere la città eterna da un’ottica diversa … correndo! Oltrepasso il monumento al Milite Ignoto sito a P.za Venezia. L’adrenalina è a mille e quasi non mi accorgo che l’andatura è già di 4,40 min/km; di questo passo terminerò la gara sotto la soglia psicologica delle 3h e 30 min: sarebbe il massimo! Mi sento bene e continuo su questo ritmo ignorando quanto stabilito prima della gara. Ovviamente pagherò il conto per questa scelta e pure con gli interessi.
Qualche chilometro dopo aver sfilato Circo Massimo e percorso la Via Ostiense fino alla Basilica di San Paolo, mi accorgo che davanti a me ci sono i palloncini blu dei pace-maker delle 3 h e 30 min, ovvero seguendo loro arriverò al traguardo esattamente in 3h 30 min. I chilometri passano tra un rifornimento e l’altro: Basilica di San Pietro, quartiere Prati, Stadio Olimpico, Ponte Milvio…che spettacolo! Al punto di ristoro del 20° km decido di andare al passo, onde evitare di buttarmi in faccia l’ennesimo contenuto del bicchiere correndo. Ingerisco dei sali minerali oltre ad una mezza banana, visto che la fatica inizia a farsi sentire. All’altezza di Ponte Milvio una mano sulla spalla mi richiama all’attenzione: - Ciao Danilo sono Paolo … non posso credere ai miei occhi, un atleta HAPPY RUNNER! Corriamo insieme un paio di km, ma mi rendo conto che il suo ritmo è troppo per me e dopo una decina di minuti lo vedo sfilare via, purtroppo non lo incontrerò più nella strada che manca all’arrivo. Transito accanto alla Moschea quando mi accorgo che pian-piano i palloncini blu iniziano ad allontanarsi, i chilometri sono solo 29. Infatti il gps mi indica che il mio ritmo è calato, attestandosi sui 5,00 min/km.
Da qui inizia il tratto di strada più noioso, ovviamente si fa per dire. Ma rieccoci nel centro storico. Piazza Navona, bella come mai ci aspetta lucente e stracolma di gente. Poi è la volta di Corso Vittorio Emanuele. Le gambe iniziano ad appesantirsi, ma transito nuovamente a P.zza Venezia e qui ad aspettarmi c’è mia moglie ed i miei amici Angelo e Giulia. Non vi dico che emozione è stato trovarli lì ad incitarmi. Un saluto veloce e via per la “passerella” in Via del Corso.
I chilometri sono 37 e qui, purtroppo, vedo materializzarsi lo spauracchio del “muro del maratoneta”. Dicono sia dovuto all’esaurimento di scorte organiche di carboidrati e sono certo di averle esaurite avendo tenuto un ritmo troppo alto per le mie possibilità. La mia andatura inizia a perdere fluidità, il passo diventa pesante, i movimenti macchinosi. Ma mi convinco che manca ormai poco. Il tempo di bagnare testa e collo con l’acqua di una spugna e subito mi ritrovo in P.zza di Spagna. Ultimi 4 km. Finalmente un po’ di discesa per tornare a P.zza Venezia, e magari riesco a sfruttarla per rilassarmi e sciogliere i muscoli. Purtroppo non è così. Gli ultimi tre km sono un vero calvario. Di nuovo il monumento al Milite Ignoto che trovo stranamente meno bello di qualche ora fa. Nell’ultimo rifornimento, a due chilometri dall’arrivo, cerco di bere e mangiare il più possibile, nella speranza di uscire dalla crisi fagocitando del “combustibile” da bruciare. Il tratto di strada accanto al Circo Massimo diventa eterno ma in fondo mi attende l’ultima curva a sinistra prima di vedere il Colosseo. Ultimo chilometro. Il ritmo è incredibilmente salito a 7 min/km e fare solo un passo in avanti è una impresa. Ma non posso fermarmi ora dopo aver percorso 41.000 metri. La leggera salita che precede Via dei Fori Imperiali mi appare insormontabile e quando anche il respiro diventa corto scorgo in lontananza l’arrivo. Spontaneamente guardo in cielo, pazzescamente celeste. Non posso crederci, sono riuscito a portare a termine quanto ho fortemente inseguito e voluto per mesi … il timer mi indica 3 h 37 min 14 sec, sono il 2660° all’arrivo. Realizzo che non ho più la forza di piegarmi per sdraiarmi a terra, ma fa niente resto in piedi ad assaporare la stupenda sensazione di aver realizzato uno dei miei sogni. 
(Danilo Ragaglini)


22/03/2009


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