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Si può essere eroi, anche solo per un giorno (Corri per Telethon-Brandizzo)
 

Quando una competizione è immediatamente successiva ad un concerto, nutro sempre timori per lo stato della mia schiena. Suonare non significa soltanto dimenarsi su un palco per due o più ore, ma anche e soprattutto, montare (e poi smontare) l'impianto, fare un "check" dei suoni e poi attendere l'ora in cui il gestore decida l'inizio del concerto (che può variare dalle 22.30 alle 23.30). Si sta in piedi per molte ore e quindi si suona ed i quattro chili del basso a tracolla, pur esigui di per sé, dopo due ore e mezza cominciano a reclamare la loro attenzione su una schiena non in perfetta salute.
La mattina di ieri comunque, non stavo malaccio, pur con sole cinque ore di sonno alle spalle.

La gara
In piazza Carlo Tempia due piccoli stand Telethon:  uno per le offerte e l'altro per le iscrizioni alla gara. Il mio nome e cognome è aggiunto ad una lista che comprende, fino a quel momento, una decina di persone.
Torno in auto ad attendere, mangiando distrattamente alcune mandorle sgusciate ed osservando il corricchiare riscaldante di alcuni runners. Mia madre va a comprare alcuni Gratta e Vinci, ma ci sarà solo un "gratta".
Mancano venti minuti: ok, è meglio se mi scaldo anche io. Faccio per allacciarmi il Garmin al polso: "batteria scarica". Ok, oggi si corre forzatamente a sensazione.
La piazza si è fortunatamente animata; a occhio però non si superano le cinquanta unità. Due giri da compiersi: dodici chilometri circa, la maggiore parte sterrata, lungo il percorso naturale del PO. La partenza sembra quella di un gruppo di persone che ha scelto di allenarsi assieme. Sono in fondo al gruppo e alcuni stanno chiacchierando.
Poi però l'agonismo prende il sopravvento: uno sguardo davanti e si palesa la solita serpentina allungata delle vere gare, con davanti a un impavido runner smanicato e sgambato che si sta allontanando a vista d'occhio.
Dopo aver visto e rivisto il filmato della gara in Sicilia, che mi è stato molto utile nel rivelarmi la mia sbilenca andatura, è all'ordine del giorno prestare attenzione alla corretta tecnica di corsa.
Sguardo avanti, angolo tra braccio e avambraccio non troppo accentuato, posizione della schiena già ok ma il sedere va meno in lordosi.
Nel frattempo, senza sforzarmi più di tanto, cerco di non farmi distanziare troppo dai primi.
Lo sterrato, pur con occasionali gobbe - tracce di pneumatici irrigidite dal freddo - è largo agevole da calpestare. In alcuni tratti si può abbandonare per seguire vie su ciuffi d'erba un po' più morbidi.
Di sorpasso in sorpasso mi rendo conto (sensazione inedita) di avere più gente dietro che davanti.  In lontananza un duo imprendibile, poi due sparuti gruppetti tra cui un duo-uomo cane.
Il primo giro termina e quando ripasso per la piazza, sento mia madre che mi grida qualcosa come:  "SEI DRITTO !"
Nel senso che ho una buona postura? Meno male, si vede che mi sto controllando bene.
Oppure nel senso che sono UN dritto? Che sto, insomma interpretando la gara nel modo giusto e più furbo? Mi rivelerà poi che la frase era "SEI QUINTO".
C'è un intero giro ancora da percorrere. Alla mente affiorano i soliti dubbi sulla tenuta. Privo del garmin posso fidarmi solo delle sensazioni, e queste ultime mi dicono che non sto per niente rallentando. Me ne accorgo anche dal fatto che sto recuperando su quelli davanti a me. Il duo uomo cane fila, ma il correre dell'uomo, pur veloce, non è fluido poichè attenzione del cane, a tratti, deve essere richiamata alla strada davanti.
Non ti curar di loro, ma guarda e passa. Li supero.
Dopo alcune centinaia di metri, con stupore, scorgo i due di testa che immaginavo già a casa sotto la doccia visto il distacco, che mi si avvicinano attraversando un prato alla mia sinistra. Intuisco abbiano sbagliato strada e, infatti, è così. Si riportano in testa con decisione (sono un ragazzo e un ragazzino) e si riallontanano nuovamente e neppure provo ad aggregarmi.
Altro sorpasso e sono in terza posizione. Quanto manca, accidenti?
Sento un vociare alle mia spalle, ma non mi giro, non voglio perdere neppure un secondo e temo che la vista dell'approssimarsi di altri alle mie spalle possa demoralizzarmi. Do più impeto alla mia azione di corsa, approfittando di un tratto con sterrato più liscio fino a che dietro me non esiste che il silenzio.
Un leggero ansimare mi dice però che non sono solo ed ecco, infatti, sbucare alla mia sinistra un runner con passo veloce più del mio.
Non manca molto. Ora la mia unica preoccupazione è chiudere la gara senza subire altri sorpassi. Lo sterrato diventa asfalto e mi ritrovo a percorrere l'ultimo chilometro tra le strade di Brandizzo. Sparuti applausi. Ormai sono quarto. Il vincitore mi batte un cinque.
Non c'è classifica e non ci saranno premi, visto il carattere solidale della manifestazione (vogliamo mettere però il piacere di due bei bicchieri di cioccolata calda?). Il mio più grande regalo è stato quello di poter finalmente correre una gara davanti.
We can be heroes, just for one day.
Saluti a tutti. Gianfranco Maraschin
 



20/12/2010


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