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Un “allenamento” particolare.

La mia intenzione sarebbe stata quella di compiere, come sto facendo in quest’ultimo periodo, un’uscita di circa un’ora a cavallo della pausa pranzo, che per me si svolge tra mezzogiorno e le quattordici. Ho la fortuna di poter partire direttamente dal luogo in cui lavoro, con una scelta tra diversi percorsi, e quando finisco mi posso anche fare una doccia prima di ricominciare. Ieri sera ho dato un’occhiata alle previsioni del tempo, e purtroppo non erano confortanti; piogge intense… Così, stamattina ho deciso di non portarmi la sacca con tutto l’occorrente. A mezzogiorno, naturalmente non pioveva, dunque a malincuore ho dovuto rinunciare alla seduta odierna.
Finita la giornata lavorativa, alle diciotto, mentre ritornavo verso casa, invece, stava piovigginando (io amo molto la pioggia, soprattutto quando è fine fine, tanto da non bagnarti neanche), e così era questa sera. Sono arrivato a casa e ho deciso che avrei spostato l’allenamento di oggi alla sera, e senza perdere tempo, appena arrivato mi sono immediatamente cambiato e alle 18:30 uscivo dal portone pronto per affrontare questa seduta un po’ particolare. Io abito in un paesino che conta meno di 1000 abitanti, Vallebona, situato a mezza costa, su una collina dell’entroterra nell’estremo ponente ligure. Qui i percorsi non mancano, e naturalmente sono anche abbastanza impegnativi.
Il primo tratto è in leggera salita, e conduce nella parte più elevata del paese, da dove si dipartono le strade di campagna (sfortunatamente sempre più con fondo in asfalto e cemento a discapito della terra battuta). Come ho già detto stava piovigginando, e il cielo era cupo e grigio; oltretutto, per il fatto che la pioggia era molto fine, tutto il paesaggio era avvolto in una specie di nebbia, ma non una nebbia come quella delle pianure, una specie di velo quasi trasparente, che dilatava le luci delle case e delle strade poste sulla collina di fronte. La luce era ancora accettabile; le giornate si sono “allungate” già di parecchio, e sono partito fiducioso affrontando un tratto di saliscendi, addentrandomi sempre di più nella zona di campagna, dove le case si fanno più rade e lasciano il posto a coltivazioni di vario genere: ginestre, mimose, agrumi. La pioggia aiuta a percepire in maniera molto intensa i vari profumi, in particolare la mimosa, che ormai passata la festa della donna non è stata più raccolta, ed ha ultimato la propria fioritura sugli alberi. In alcuni tratti il profumo particolare dei limoni che in questo periodo sono così numerosi che con il loro peso piegano i rami degli alberi, che sembrano faticare molto più di un piccolo runner che gli passa accanto.
La strada ora si fa più impegnativa, dato che bisogna cominciare a prendere quota. Giunto in località Madonna del Carmine (dall’omonima chiesetta) la salita si fa più ripida, e dopo una discreta rampa, comincia una serie di cinque tornantini che portano rapidamente (a seconda di quanto si corra veloce) ad un bivio. Ormai le luci dei lampioni sono soltanto un ricordo lontano, la strada non è illuminata, ma per fortuna le goccioline d’acqua che galleggiano a mezz’aria formano una specie di velo bianchiccio che riesce a rischiarare un pochino il cammino.
Prendo la deviazione a destra e continuo a salire, anche se più dolcemente, e la vegetazione cambia. In questo tratto le coltivazioni lasciano il posto ad un piccolo bosco di pini marittimi. Il profumo della resina in questo tratto è dominante, e mi accompagna passo dopo passo. Ogni tanto si sente frusciare tra i cespugli; si tratta di piccoli animali notturni, visto che ormai è quasi buio, che appena sentono il rumore delle mie scarpe scappano e si vanno a rintanare chissà dove. Sento suonare le campane del campanile di un altro paesino, Seborga; che si trova in cima alla collina sulla mia destra; sono le 19 (mezz’ora circa da quando sono partito). Intanto continua a piovigginare, in maniera lieve e delicata nei tratti aperti, e in maniera più pesante quando si passa sotto agli alberi, che raccolgono le goccioline sulle foglie, che unendosi formano gocce più grandi che appesantendo la foglia la fanno inclinare e scivolano addosso al corridore inerme che questa sera è venuto fin quassù a disturbare la quiete della vita notturna.
Altra serie di tornanti per risalire ancora un pochino e avvicinarsi a quello che ormai avevo stabilito come giro di boa, dal quale sarei poi tornato indietro; si tratta di Negi, una piccolissima frazione che avrà circa quindici case e che dista più o meno sette chilometri dal punto di partenza. Passando vicino a tante campagne coltivate, si costeggiano spesso le vasche cilindriche in cemento utilizzate per depositare l’acqua per irrigare. Solitamente la vasca è posta nel punto più alto della campagna, in modo da sfruttare la forza di gravità, senza dover utilizzare pompe o altri sistemi per far arrivare l’acqua in tutta la coltivazione. Quasi tutte queste vasche sono aperte, e transitandogli accanto, si sente come un frinire di grilli in lontananza, il dolce rumore delle gocce di pioggia che increspano l’acqua, e il tutto si mescola con il frusciare del torrente a fondo valle e l’allegro gracidare delle tante rane, che annunciano sia l’arrivo della pioggia, che quello della primavera.
E’ strano, ma solitamente, correndo nel traffico, o in riva al mare, inconsciamente dopo alcuni minuti di corsa mi viene in mente una canzone; la canto e la ricanto mentalmente per qualche chilometro, poi penso ad un’altra canzone, oppure ascolto la musica dal lettore di mp3; questa sera la musica che ascolto è quella della natura che mi circonda, che si sta risvegliando. Ho l’opportunità di pensare a tante cose come ad esempio gioie e dolori della vita di tutti i giorni, filosofeggiare, fare bilanci, pensare a quanto sia bello giocare con la mia bimba di quasi cinque anni, e anche a quanto sia bello correre.
Proprio mentre mi sto avvicinando alle prime case della frazione che significherà metà strada mi ritrovo a passare in un tratto di strada quasi completamente bianco perché ricoperto da tantissimi petali di fiori di ciliegio, credo o forse di pesco, ma è talmente buio che non riesco proprio a riconoscerli. Propenderei più per quelli di pesco perché per i fiori di ciliegio è ancora troppo presto, cominciano a spuntare in questi giorni dalle gemme, mentre le piante di pesco sono già tutte in fiore.
Ora la strada è di nuovo ondulata, e sento un ronzìo che mi ricorda che sto transitando sotto i cavi dell’alta tensione che attraversano tutta la valle appesi ai tralicci; in breve raggiungo la frazione. Sono talmente abituato al buio che le luci dei lampioni mi danno quasi fastidio. Al mio passaggio, oltretutto, le fotoelettriche di alcuni garages si attivano, e accendono altre luci. Ultima rampa ripida di circa trenta metri, e dietro front, si torna a casa. Il percorso è lo stesso, ma in senso inverso, e sempre più buio.
Avete mai corso per lunghi tratti con condizioni di scarsissima visibilità? E’ una sensazione strana; io dalla mia, ho il vantaggio di conoscere bene il percorso, ma nonostante tutto, non vedendo chiaramente, si avvertono i cambi di pendenza nel momento in cui la gamba li affronta, e così ci si ritrova a fare un passo più lungo dove inizia la discesa, e a tirare quasi un calcio per terra nel momento in cui la strada comincia a salire. Per certi versi sembra di vivere in un sogno; ci si sente sospesi quasi in una realtà parallela, per di più in completa solitudine, accompagnati soltanto dai rumori del sottobosco.
Adesso le gambe sono belle calde, e la strada è per la maggior parte in discesa o in pianura. Il fondo è piuttosto regolare, e comunque mi mantengo al centro della carreggiata, per evitare di andare ad urtare rami sporgenti, rovi o altre piante che invadono in parte i due lati. La strada è stretta e permette il passaggio di una sola autovettura, ma a quest’ora ne ho incontrate soltanto due; una mentre salivo e una mentre scendevo (maledetti fari, ora capisco perché i gatti perdono l’orientamento quando sono investiti dai fari delle auto).
Continuo tranquillamente la mia discesa, e dopo la prima serie di tornanti (la seconda a salire), c’è un tratto di leggera discesa senza curve con una buona visibilità (di giorno), ora sono circa le 19:30 e si vede a circa cinque sei metri davanti, ma la cosa non mi preoccupa. So per certo che rischio molto meno qui che se guidassi una macchina o uno scooter in mezzo al traffico, o in autostrada.
Tutto questo per dirvi che l’incontro più entusiasmante della serata non lo avevo ancora fatto. Ad un certo punto alzo la testa per cercare di guardare qualche metro più avanti, e a bordo strada, vedo un’ombra, più o meno della grandezza di un cane lupo, ma l’ombra era più rotondeggiante. I miei passi erano piuttosto rumorosi, sia per la discesa, sia per il silenzio notturno, e hanno avuto l’effetto di avvertire “l’ombra” che forse era meglio tagliare la corda. Mentre mi avvicinavo sempre di più (sarò stato a pochi metri), ho sentito un rumore di zoccoli e ho visto l’ombra scappare via velocissima e inerpicarsi per una stradina interpoderale che saliva verso destra. Era un bellissimo cinghiale, che terrorizzato da quella canottiera bianca che stava arrivando e facendo tutto quel rumore è sparito in un attimo e si è dileguato in mezzo alla vegetazione.
Da questo punto in avanti, si può godere di uno splendido panorama sull’intera vallata, con tutti i vari paesini illuminati, e proprio in fondo, piccolo piccolo, il viadotto dell’autostrada A10 Genova Ventimiglia. Alle spalle del viadotto il mare. Ora la nebbiolina si è depositata sul fondo valle, e sembra che le colline sorgano dal nulla.
Non mi resta che scendere rapidamente gli ultimi tornanti prendermi un ramo sporgente contro la visiera del cappello (per fortuna lo indosso sempre) e ritornare in vista del paese… e riabituarmi alle luci stradali. Ancora qualche chilometro ed eccomi sulla porta di casa.
Bagno caldo e poi fuori a mangiarmi una pizza quattro stagioni e coca-cola.
In un mondo in cui siamo costantemente alla ricerca di qualcosa che ci manca, spesso ci accorgiamo che basta accontentarsi di quel “poco” che abbiamo. Un affetto, un amico, un amore, una canzone.
Viva la corsa e viva la vita.
In bocca al lupo a tutti. A presto.

Pierfranco (Pier) Guglielmi



22/03/2010


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